Dopo le aperture negli Usa e in Ghana investimento da 30 milioni di euro per la realtà fondata da Giuseppe Braida. Nel 2018 l 'ingresso nell'azionariato del fondo White Bridge Investments. Da inizio anno qui si produce la crema spalmabile targata Barilla
I barattoli coi quali l’emiliana Barilla ha aggredito il mercato delle creme spalmabili col suo marchio "Pan di Stelle" sarebbero stati prodotti a Canove di Govone: a un passo da dove, nel 1964, il genio imprenditoriale di Michele Ferrero si inventò la Nutella, prodotto alla base delle fortune industriali della multinazionale albese, in cinquantacinque anni di storia divenuta un icona del "food" conosciuta e amata in tutto l’Occidente.
Una ricetta che evidentemente non conosce crisi, genera nuovi appetiti industriali e ispira inedite varianti (sempre a Govone è infatti partita la produzione della crema Rossana), e che è alla base del successo della Nutkao, l’azienda che, sull’altra sponda del Tanaro, ora lungo la provinciale che da Alba porta ad Asti, dal 1982 fa concorrenza a Ferrero commercializzando in proprio i suoi vasetti di crema a base di cacao e nocciole, ma soprattutto come leader di mercato della cosiddetta "private label", il confezionamento conto terzi, clienti della statura del gruppo parmigiano, ma anche catene della grande distribuzione italiana e non solo, che sui propri scaffali, al fianco della più nota sorella maggiore, propongono barattoli col proprio marchio.
Proprio i clienti di Nutkao – insieme agli azionisti del gruppo – saranno gli ospiti d’onore della cerimonia a porte chiuse in programma domani, venerdì 21 giugno, quando nella frazione govonese verrà inaugurato il nuovo stabilimento voluto e realizzato con un investimento da 30 milioni di euro dal fondatore dell’azienda Giuseppe Braida, che qui portò la sede produttiva della società nel 2001, dopo gli inizi in località Catena Rossa a Piobesi d’Alba.
All'ombra della più celebre sorella Braida ha fondato negli anni un piccolo impero, dal 2015 attivo con un secondo impianto a Battleboro, nel North Carolina (Usa), e con un terzo allestito da pochi mesi ad Accra, in Ghana, per la trasformazione delle fave di cacao.
Una realtà che, forte solo in Italia di 200 dipendenti (oltre 40 quelli negli Usa), impegnati anche nella produzione di semilavorati per l’industria dolciaria (cioccolato liquido e in gocce, creme in cisterne e in secchi), è capace di vendite che toccano 85 Paesi, con un fatturato 2018 attestato a quota 140 milioni di euro, contro i 131 dell’esercizio precedente.
Nel luglio 2018 l’azienda roerina è stata peraltro protagonista di un importante passaggio di mano, con l’80% della proprietà acquisita dalla holding di partecipazioni White Bridge Investments Spa, che se l'è aggiudicata battendo la concorrenza del noto finanziere del private equity Andrea Bonomi.
Un’operazione che, qui secondo quanto riferito nei mesi scorsi dalla stampa finanziaria, ha visto il fondatore (rimasto comunque alla guida operativa dell’azienda, affiancato dalla moglie Anna Mosso, dai tre figli Davide, Barbara e Monica, e ora dall’amministratore delegato Andrea Guidi, manager che aveva già guidato l’azienda dal 2010 al 2015) trattare assistito da consulenti del calibro di Franzo Grande Stevens e dallo studio Vitale & Co come advisor per una valutazione superiore ai 200 milioni di euro.