Un dolce business: l’Italia non rinuncia ai piaceri del cioccolato e “prende per la gola” il resto del mondo. Secondo i dati diffusi da Euromonitor International, una delle più importanti società internazionali di ricerche di mercato, ognuno di noi ne consuma in media 4 chili l’anno (più o meno 11 grammi al giorno). Ma, oltre a essere dei consumatori, siamo anche dei produttori ed esportatori: il mercato in Italia vale oltre 2 miliardi di euro, con il 50% del settore
rappresentato da tavolette e praline; più in generale i prodotti a base di cacao made in Italy, sono aumentati nel 2018 del 5,7% (a quantità) e dello 0,1% a valore per oltre 323mila tonnellate e 1,7 miliardi di euro (Unione Italiana Food, su elaborazione dati Istat).
Punto di riferimento del settore resta la Ferrero: 104 società nel mondo, 31 stabilimenti, prodotti distribuiti in 170 Paesi e un fatturato di 11,4 miliardi di euro (+6,2%). Le vendite di prodotti finiti sono cresciute del 6% (soprattutto in Francia, Germania e Usa) e grazie a nuovi prodotti come Nutella Biscuits e Kinder Cards.
Un altro attore di rilievo è Novi, che dal 1982 fa parte di un gruppo che comprende altre eccellenze del settore dolciario: Elah, Dufour e Baratti Milano. Fondata a Novi Ligure nel 1903, è oggi leader in Italia, con una quota di mercato del 20%, tre stabilimenti nel nostro Paese e una produzione annua di oltre 80 milioni di tavolette e 200 milioni di cioccolatini. Una curiosità: la crema Novi contiene il 45% di nocciole, contro il 13% della Nutella.
Venchi, storico cioccolatiere torinese, gode oggi di ottima salute. Tutto inizia nel 1878, quando Silvano Venchi inizia a fare i primi “esperimenti” con due calderoni nel suo appartamento. In breve, diventa fornitore del Real Casa. Oggi Venchi conta quasi mille dipendenti, oltre 350 ricette di cioccolato, 90 gusti di gelato, più di 70 Paesi serviti e ricavi a 100 milioni (un terzo generato dall’export) con una crescita a doppia cifra. A oggi, i negozi sono 115, fra l’Italia e il resto del mondo: Berlino, Londra, Tokyo, New York, Dubai... Previste a inizio 2020 aperture in Cina e Giappone, coronavirus permettendo.
Va a gonfie vele anche l’azienda di settore più antica d’Italia: la Majani. Fondata nel 1796, è controllata al 100% dalla famiglia omonima che la gestisce da ben sette generazioni. Iconico il cremino Fiat, ideato nel 1911 per pubblicizzare il lancio della Fiat Tipo 4. Da allora, ne è passata di acqua sotto i ponti. Ma il cremino resiste (se ne vendono 12 milioni di pezzi l’anno), affiancato da altre dolci specialità (fra cui il tortellino in versione cioccolatosa) e l’azienda bolognese, pur essendo una realtà piccola (nel 2018 ha fatturato circa 10,2 milioni di euro), ha buoni ricavi (quasi un milione, in crescita costante nell’ultimo triennio) e punta ad aumentare l’export (che ora pesa per il 9% circa), guardando a mercati come Germania e Giappone, dove i suoi prodotti sono particolarmente apprezzati. A dare visibilità al marchio contribuiscono anche gli accordi commerciali con alcuni tra i più importanti player della distribuzione come Rinascente ed Eataly.
Controllo della filiera, innovazione tecnologica, elevati standard di qualità sono invece gli ingredienti del successo di Icam, realtà che dal 2018 fa parte del programma ELITE di Borsa Italiana, destinato alle aziende ad alto potenziale di crescita. L’azienda, leader tra i produttori di cioccolato non convenzionale (biologico, fair trade, senza zucchero e gluten free), è stata fondata negli anni Quaranta del secolo scorso in Lombardia e oggi ha la sede principale nel suggestivo borgo di Pescarenico, a Lecco. Ampia la sua gamma di prodotti: dai marchi Agostoni e Vanini al licensing calcistico, dalla ciocopasticceria alla linea professionale. Il fatturato del 2018 è stato di 156 milioni di euro, che per il 58% è dovuto all’export. Un dato quasi raddoppiato negli ultimi dieci anni (nel 2009 era di 85 milioni). In crescita anche i ricavi: l’ultimo Ebidta è stato di 23,4 milioni, pari al 15% del fatturato. Dal 2018 Icam fa parte del programma Elite di Borsa Italiana, destinato alle aziende ad alto potenziale di crescita.
E, infine, una curiosità. Uno dei migliori produttori italiani di cioccolato non è in Italia. Si tratta di Claudio Corallo, che nel 1974, a 23 anni, si trasferisce nello Zaire, oggi Repubblica Democratica del Congo, a produrre caffè. In seguito, avvia piantagioni di caffè e cacao nelle isole africane di São Tomé e Principe (nel golfo di Guinea). Oggi il suo cioccolato, purissimo e di filiera super controllata, è tra i migliori al mondo.
Fonte: borsaitaliana.it